Via Palermo, 18a/b/c
Ciampino
Tel. 06/89512898 Cell. 3513007251
Le recensioni di Marco
Ci sono molti amici de IL PICCOLISSIMO che vengono spesso ad assistere alle proiezioni, ma ce n'è uno in particolare che sovente mi ripaga degli sforzi e delle difficoltà di questa ennesima ripartenza con dei piccoli (o grandi se così vorrete pensare) pensieri sui film che vede nelle nostre due sale.
Per questo motivo ho deciso di iniziare a condividerli con voi inaugurando una speciale rubrica che chiamerò semplicemente
"le recensioni di Marco"
Ho deciso di farlo per voi ma soprattutto per me stesso. Un "piccolissimo" regalo!
IL SOL DELL'AVVENIRE
IL SOL DELL' AVVENIRE
Nella Roma di oggi Giovanni, regista di fama internazionale e politicamente schierato, sta girando un film che narra l'arrivo di un circo ungherese in un quartiere popolare della Capitale, proprio nei giorni della rivolta d'Ungheria del 1956, repressa nel sangue dall'Unione Sovietica.
Il film è ricchissimo di spunti di riflessione tanto che ci si potrebbe scrivere un libro. Tra l'altro mi ha colpito l'accostamento/confronto tra la figura del segretario della locale sezione del PCI e quella di Giovanni, entrambi sembrano vivere in un mondo immaginario che gli crolla addosso quando arrivane delle novità che gli cambieranno la vita, anche se reagiranno in modi diversi.
Noto che ancora una volta sono le donne, Vera (Barbora Bobulova) nel 1956, e Paola - (Margherita Buy) oggi, che guardano in faccia la realtà, ascoltano il cuore, prendono l'iniziativa di cambiare le cose e di superare ipocrisie e abitudini mentali retrograde.
Opera in perfetto stile morettiano, piena di sorprese, di citazioni e di autocitazioni, ironia e autoiraonia, spiazzante e molto, molto divertente. Mi fa piacere anche il velato richiamo a quello che una volta era, e ancora è, il principio fondamentale dei comunisti: l'internazionalismo. Ce n'è bisogno oggi più che mai!
THE WHALE
THE WHALE
Il protagonista del film è Charlie, un quarantenne che insegna scrittura in corsi universitari online, anche con molto successo, ma che tiene il video spento con una scusa per non far vedere il suo problema: l'obesità oltre ogni limite.
Intorno poche persone. Liz, unica amica, infermiera di professione ha avuto un ruolo importante nel suo passato, e sa tutto di lui. Ellie, sua figlia diciassettenne che ha visto quasi mai negli ultimi nove anni, cioè da quando ha lasciato moglie e figlia travolto dal suo nuovo (ma forse primo) amore. Lei odia tutto e tutti.
Poi c'è Thomas, un giovane predicatore porta a porta di una setta cristiana fondamentalista che capita per caso in un momento in cui Charlie ha bisogno di aiuto, e oltre ad aiutarlo cerca anche di convertirlo.
È triste constatare come ogni cosa bella della vita possa diventare come una droga, se non tenuta nei limiti. Si inizia ad esagerare per trovare consolazione nel piacere fisico, o per farsi del male, per placare i sensi di colpa.
"Moby Dick" è citato più volte, in una di queste si dice che alcune pagine che paiono dilungarsi, parlare d'altro, annoiare anche, servono solo ad allontanare il dolore, almeno per un po'. Perché un grande dolore ti può stroncare, "se sei a terra non strisciare mai " dice una vecchia canzone, intanto però strisci!
La vita e la morte, il rapporto con i figli, l'amore, Dio, la Bibbia questi alcuni temi al centro della vicenda. Soprattutto c'è un grande invito alla sincerità, all'onestà nella scrittura come nella vita
Non è stato forse scritto"la verità vi renderà liberi ", aggiungo io? All'ultima scena, che direi Zavattiniana, la bellezza ha rotto gli argini, ed è stato sublime!
2001 ODISSEA NELLO SPAZIO
2001 ODISSEA NELLO SPAZIO
Pochi giorni fa ho visto di nuovo, in sala, questo capolavoro che mi accompagna dall'infanzia.
Lo vidi la prima volta che era appena uscito in Italia, avevo dieci anni e mio padre, appassionato del genere, mi portò con lui.
L'impressione fu fortissima per le immagini, le musiche, i dialoghi e per il significato che rimase un enigma finchè non lessi il romanzo dove tutto è raccontato nel modo più chiaro e inequivocabile. Da quel momento mi sono innamorato della fantascienza, della cosmologia, della musica degli Strauss e del cinema tutto.
Il film ha giustamente un tono epico (non a caso quel titolo), perchè racconta, a modo suo, l'origine dell'uomo e il suo sviluppo fino ad una trasformazione finale che porterà la nostra specie ad abitare il Cosmo.
Incidentalmente in questo percorso si inserisce la vicenda legata al sofisticatissimo computer HAL9000 che, come sesto membro dell'equipaggio della nave Discovery in rotta verso Giove, viene investito di una enorme responsabilità circa gli scopi della missione, e questo lo indurrà a comportamenti negativi tipici degli esseri umani.
La pellicola ha un tempo solenne e maestoso, come lo è lo stesso Universo, disteso come si conviene ad una narrazione importante, e per questo motivo è particolarmente indicata la visione sul grande schermo.
L'OMBRA DEL GIORNO
L'OMBRA DEL GIORNO
Ad Ascoli Piceno nella primavera del 1938 si incontrano Luciano ed Anna, lui ha passato i quaranta, eroe e invalido della guerra del '15/'18 gestisce il ristorante ereditato dal padre. Lei, ventenne, viene da fuori è disorientata e cerca un lavoro.
Lentamente si dipanano le loro vicende e quelle di coloro che per i diversi motivi frequentano il ristorante, e nasce un'attrazione tra i due nonostante siano molto diversi per età, cultura, carattere, idee politiche. Ricordo che siamo all'apice del regime fascista, già volto alla nefasta, e aggiungerei ineluttabile alleanza con la Germania nazista.
Il film è una commovente riflessione sulla vita, sulla Storia, sui valori da perseguire. È impossibile astenersi, pensare di cavarsela con pochi danni quando arriva la tempesta. È necessario sporcarsi le mani, e mi piace ricordare quel verso di De Gregori: "...la storia non si ferma di certo davanti a un portone...".
E in Amore, anche lì ci sarebbe molto da dire sul rapporto Libertà - Necessità. Belle le parole di una canzone che fa parte della colonna sonora: "Ti conviene/Cogliere il tempo che rimane/Prima che smetta di bruciare/Dentro il tuo cuore/Anche il più piccolo ideale/Che sta tremando di terrore".
Bello sotto ogni aspetto, ma eccezionali la ricostruzione storica e la stessa atmosfera di quel triste periodo della storia d'Italia.
SPACCAOSSA
SPACCAOSSA.
A Palermo, non molti anni fa, una banda di malfattori si è specializzata nel truffare le assicurazioni, inscenando falsi incidenti dove guidatori o passeggeri accusano fratture degli arti.
E c'è un luogo, e personale incaricato, e tutta una catena di complici che permettono la buona riuscita delle truffe, finché non accade un evento che cambierà le carte in tavola.
È il bisogno a spingere alcune persone ad offrirsi per farsi rompere un braccio o una gamba in cambio di poche migliaia di euro, correndo tutti i rischi del caso, ma la necessità è spesso tale che a qualcuno questa sembra l'unica soluzione. Ma anche, come fai a negare un gioco o una bella festa al tuo bambino?
Vincenzo è uno della banda, ha quarant'anni e vive ancora a casa della madre. È caduto in disgrazia agli occhi del capo perché non abbastanza efficiente, ma ha stretto un legame con Luisa, una tossica che non riesce a sfuggire alla morsa della droga, per quanto ci provi.
Mischiare affetto e affari non porta fortuna a nessuno, ma particolarmente a Luisa. E vedremo come azioni malvage arriveranno da parte di chi proprio non ti aspetteresti. Ma anche che c'è sempre la possibilità di fare una buona azione.
Il film è molto bello, magnificamente diretto e interpretato, e mette sotto i riflettori uno spaccato sociale terribile ma veritiero, situazioni dalle quali è difficile sfuggire, come da una trappola. Ispirato a una vicenda realmente accaduta.
DANTE
DANTE
In questo film si ripercorre la vita del Sommo Poeta dall'infanzia alla morte, seguendo due filoni narrativi, quello basato sugli scritti che Giovanni Boccaccio ha dedicato a Dante e quello che racconta il viaggio che lo stesso Boccaccio fece tra l'agosto e il settembre dell'anno 1350 su incarico dei Capitani della Congregazione di Orsanmichele che lo portò a Ravenna.
Il motivo del viaggio era quello di consegnare alla figlia di Dante, Antonia, che viveva in convento come suor Beatrice, la somma di dieci fiorini d'oro a titolo di "risarcimento simbolico tardivo" da parte della città di Firenze.
In questo viaggio, tanto pericoloso da rendere opportuno fare testamento prima di partire, Boccaccio incontrerà diverse persone che conobbero personalmente Dante durante il suo lungo peregrinare in tante città e luoghi del Centro e del Nord Italia. Inoltre lo Scrittore approfitterà dell'occasione per fare visita alla propria figlioletta che viveva con la madre, lontano da lui perché illegittima.
Quelli di Boccaccio per Dante sono amore e ammirazione sconfinati, e anche Pupi Avati deve provare qualcosa di simile perché ha realizzato una pellicola molto emozionante e commovente, ma anche piena di sorprese che vanno dal gioioso al drammatico e anche all'orrorifico.
Un film perfetto perché adatto a tutti, ognuno può ricavarci quello che vuole, dal semplice divertimento (di qualità) fino ai più alti pensieri sulla Storia, la Politica, l'Arte, la Vita. Vita fatta anche di umori corporali, in quanto anche molto realistico.
SICCITA'
SICCITÀ
Siamo a Roma in un futuro prossimo, la Città, come gran parte d'Italia, sta vivendo una tragedia perché non piove da più di un anno, il letto del Tevere è praticamente asciutto, l'acqua per gli usi domestici arriva un'ora al giorno e quella potabile è distribuita con le autobotti, ci sono proteste e anche disordini nelle strade.
In questo contesto si sviluppano le storie di tanti personaggi (è un film corale), anche intrecciate fra loro, ognuna con il suo svolgersi da quella a lieto fine a quella infausta, da quella grottesca a quella da commedia a quella che rasenta il comico, nonostante tutto.
Bello questo film che spazia tra i generi, e che ci fa vedere tante zone della città, dal centro alle periferie, come raramente capita di vedere. L'ambientazione tra i monumenti e le rovine antico romane dà veramente l'idea di una epoca in declino. E la parallela vicenda dell'orchestra che suona brani di musica barocca rafforza questa sensazione di culmine di una civiltà alla quale suguiranno sconvolgimenti che porteranno ad una nuova epoca. Tutto nell'inconsapevolezza della gran parte delle persone. Come sta accadendo oggi, aggiungo io .
Tra gli ottimi interpreti voglio segnalare Silvio Orlando protagonista di una vicenda intensa e commovente. Straordinarie le immagini del Fiume asciutto con i resti di statue mai ritrovate prima .
Ma le suggestioni indotte dal film sono molte, e da non rivelare qui.
SETTEMBRE
SETTEMBRE
In questo film corale ambientato nella periferia romana, agiscono e interagiscono personaggi di tutte le età: dai quarantenni sposati ai loro figli preadolescenti, dai ventenni che già, in qualche modo, lavorano all'anziano Guglielmo, medico in una struttura pubblica e in piena crisi esistenziale.
Ad ogni età corrispondono problemi diversi ma in qualche modo simili, perché tutti nascono dal rapporto con gli altri e perché tutti si possono risolvere con il coraggio e la consapevolezza, perché la verità fa male, come cantava Caterina Caselli, ma è un male necessario per crescere, crescere interiormente, anche a sessant'anni passati!
Il film è un invito a non adagiarsi, a trovare le soluzioni, a vivere e non a sopravvivere. Qualcuno non ce la fa e rimane nel pantano delle convenzioni e dei preconcetti.
A parte qualche faciloneria nella trama (con la criminalità non si scherza) il film è godibilissimo, divertente, anche comico a tratti e mi ha fatto riflettere su quanto la mentalità in Italia sia poco cambiata dagli anni cinquanta ad oggi. Anche coraggioso, giustamente, perché alcune situazioni sono decisamente deplorevoli, ma purtroppo reali.
QUEL GIORNO TU SARAI
QUEL GIORNO TU SARAI
Eva, Lena, Jonas. Auschwitz, Budapest, Berlino. Tre persone, tre luoghi e tre momenti della vita di una famiglia ebrea.
Eva, nata nel campo di sterminio e incredibilmente (e miracolosamente) sopravvissuta a tutto. Lena, sua figlia, che non ne può più di sentire i racconti della madre, talvolta contraddittori, combattuta tra desiderio di integrazione e senso di colpa verso la sua cultura di nascita, cerca di non sentirsi diversa dagli altri cittadini di Budapest ma poi si trasferisce a Berlino dove alleva da sola il figlio Jonas.
Quest'ultimo è forse la persona, e la generazione, che esaurirà in sé, risolvendoli, i drammi e i lasciti della Shoah; che non sarà più, forse, preda delle paranoie e delle ossessioni che attanagliano, in modi diversi, la madre e la nonna. Qui ho pensato a Giulietta e Romeo, con l'augurio che stavolta la vicenda finisca diversamente.
Duro, teatrale nelle prime due parti, arioso e liberatorio nella terza. Guardandolo ho compreso meglio il vissuto degli Ebrei e la storia d'Europa, sentendone parte. Bello e opportuno in questo momento dove la storia sembra deragliare e sul punto di ribaltarsi.
E' ANDATO TUTTO BENE
È ANDATO TUTTO BENE.
André, ricco imprenditore amante (e cultore) dell'arte, della musica, della buona tavola, della vita tutta, viene colpito da un ictus e si ritrova paralizzato dalla vita in giù.
Il dramma sta nel fatto che chiede alla figlia più amata di farlo morire, mettendola in questo modo in una situazione molto difficile, anche verso l'altra sorella e gli altri personaggi che ruotano intorno a loro.
La visione di questo (bel) film mi ha suscitato sentimenti contrastanti. Da una parte l'ammirazione per un uomo che si pone coraggiosamente di fronte alla morte, dall'altra parte la constatazione che lui questa vita riesce a godersela comunque, sebbene non come prima. Confesso che André mi è profondamente antipatico, lo considero una persona viziata, e mi fa venire in mente, in contrasto, un verso di una canzone di Jannacci "Mario, lascia fare alla vita il suo antico mestiere...".
In conclusione posso dire che il tema del film non è l'eutanasia ma il rapporto padre figlia, trattato con la profondità che merita e anche con leggerezza, in qualche misura.
Cast stellare, magnifica recitazione e regia. Da vedere.
TITANE
TITANE
Ieri sono uscito dalla sala sconcertato e frastornato e ho capito perché l'amico Claudio, che gestisce il cinema, prima di entrare mi aveva chiesto: "sei pronto?".
Certamente non ci si annoia in questo spettacolo la cui protagonista è Alexia, che da bambina ha subito un intervento al cervello in conseguenza di un incidente d'auto (il padre alla guida), con anche l'applicazione di una placca al titanio nel cranio.
A quell'epoca risalgono le sue stranezze, come il mutismo e la passione smodata, fisica, per le automobili, e successivamente la sua follia omicida che la porta a uccidere le persone con le quali ha rapporti sessuali (e gli eventuali testimoni del delitto).
Non dirò altro su tutto quello che succede nello sviluppo della storia (e ce n'è!), storia che viaggia tra l'horror e la fantascienza ma che, inaspettatamente, rivelerà infine l'umana pietà, per la protagonista e altri personaggi di contorno che si muovono sempre in conseguenza di forti traumi pregressi.
Disturbante, filmicamente perfetto, mai noioso, ci aiuta a riflettere sulla moderna condizione umana.
LA SIGNORA DELLE ROSE
LA SIGNORA DELLE ROSE
Eve porta avanti l'azienda di famiglia ereditata dal padre nella campagna francese, non lontano da Parigi: coltivazione di rose e creazione di nuove varietà.
Purtroppo le cose non vanno bene perché un'azienda familiare come la sua si trova a mal partito contro una grande società con un'ottica "industriale" che gli fa concorrenza. Ma Vera, la sua segretaria, trova il modo di assumere personale senza spese prendendo tre ex detenuti in programma di reinserimento, e sarà una mossa vincente...
C'è un profumo di "Il piccolo principe", un aroma da "Il mago di Oz" persino un odore di "L'audace colpo dei soliti ignoti", e ho già detto troppo!
Film che ti riconcilia con la vita, pur mostrando che questa spesso è crudele, che ti fa capire che se ami qualcuno il meglio che puoi fare è aiutarlo a trovare la sua strada, che "...senza la bellezza la vita che cos'è!?".
Da vedere, nonostante un po' troppo zucchero e qualche ripetizione evitabile.
GLI AMORI DI ANAÏS
GLI AMORI DI ANAÏS
Anaïs è laureanda fuori corso in Scienze Umane e sembra avere l'argento vivo addosso: è irrequieta, va sempre di corsa (ma è sempre in ritardo), parla continuamente, non riesce a tenersi un lavoro, vive con una leggerezza che sconfina con l'incoscienza, sembra non riflettere su quello che fa, ma talvolta diventa improvvisamente pensierosa.
Emilie è un'affermata scrittrice, raggiunto il meritato successo sembra appagata, con il marito ha un rapporto da coppia aperta: abitano insieme ma trascorrono periodi di lontananza senza problemi.
L'incontro lo provoca ovviamente Anais con la sua determinazione travolgente, e troveranno reciprocamente quello che manca all'altra. Non l'intelligenza però, di cui sono entrambe ricche, come sono pure ricche di sensibilità.
Film di dialoghi, di stupende immagini della costa atlantica francese, di riflessioni sulla vita, divertente, delicato, mi ha riportato alla mente "chiamami col tuo nome" di Luca Guadagnino.
UN ANNO CON SALINGER
UN ANNO CON SALINGER
Joanna, poco più che adolescente, fresca laureata, entusiasta e piena di speranze, si trasferisce da Berkeley a New York dove pensa di realizzarsi come scrittrice, per questo, tra l'altro, abbandona anche il suo ragazzo.
Scoprirà una realtà dura e con poche prospettive, ma le accadrà di essere assunta in una agenzia letteraria che la incarica di leggere tutte le lettere indirizzate al mitico autore de "Il giovane Holden" dai suoi lettori, e di rispondere a questi in modo sbrigativo e freddo, in quanto Salinger si è ritirato dal mondo e non vuole avere contatti con nessuno.
Joanna inizialmente si atterrà scrupolosamente al compito assegnatole, ma presto la sua esuberanza avrà la meglio e la porterà ad andare oltre, a prendere iniziative. E questo sarà la sua fortuna perché...
Tratto dall'autobiografia di Joanna Rakoff il racconto è una storia di formazione, la protagonista nel volgere di qualche mese dovrà affrontare questioni di cuore, di amicizia, di rapporti umani e di lavoro che la trasformeranno in una persona più forte e consapevole.
Film godibilissimo da tutti, ben recitato, piacerà particolarmente a quelli che amano le atmosfere newyorkesi alla Woody Allen.
LICORICE PIZZA
LICORICE PIZZA
Lui la vuole, dal primo momento che l'ha vista. Lei lo vuole e non lo vuole, anche perché ha dieci anni più di lui, che è anche minorenne "tecnicamente sarebbe un reato".
Gary è un entusiasta, nella vita, nel lavoro (meglio, nei lavori) tenace, non si arrende mai; Alana è la più piccola di tre sorelle di una famiglia ebrea, molto lucida e, forse per questo, un po' cinica e disillusa.
Questa storia (d'amore) si svolge nella città di San Fernando Valley, a ridosso di Los Angeles, California 1973, un periodo irripetibile per la storia dei movimenti giovanili del secondo Novecento.
Storia d'amore insolita, divertente, effervescente, un turbinio di vicende che si susseguono a ripetizione per le oltre due ore del film.
Spiazzante, lascia l'amaro in bocca pensare che quegli anni impegnati ma spensierati non torneranno più, specialmente ora che la guerra è tornata a mietere vittime anche in Europa.
UN MONDO UN PIU'
UN MONDO IN PIÙ
Diego, diciottenne amante della fotografia e di tutto quello che riguarda Pier Paolo Pasolini, è venuto da Napoli a Roma a seguito del padre che si è voluto così allontanare dall'ambiente malavitoso nel quale è cresciuto.
Siamo nella periferia romana ai giorni nostri; l'improvviso e non voluto arrivo di Tea sconvolge la loro vita perché questa ragazza deve nascondersi dalla camorra e il padre di Diego non può esimersi dal restituire il favore a chi lo ha beneficato.
Razzismo, piccola e grande delinquenza, prepotenze e sopraffazioni, amori difficili, ma
anche il riscatto che viene dalla cultura, il valore dell'amicizia che supera ogni differenza, il vento fresco che viene con chi arriva da fuori.
Grande opera prima, ben girata e recitata, una Denise Capezza bravissima e di una bellezza mozzafiato!
IL BAMBINO NASCOSTO
IL BAMBINO NASCOSTO
Napoli, rione Sanità, la monotona vita di Gabriele, anziano Maestro di musica che vive da solo, viene messa a soqquadro da Ciro, un bambino di 10/11 anni che gli si intrufola in casa di nascosto e che quando viene scoperto gli chiede di non riportarlo dai genitori, che abitano al piano di sopra.
La solitudine, la famiglia, il rapporto tra fratelli, le situazioni che ti costringono a fare cose che mai penseresti di poter fare, e di saperlo fare.
Un film molto bello, che tratta temi difficili ma in modo molto equilibrato e credibile. È importante che la vita venga vissuta fino in fondo, prendendosene la responsabilità
Le soluzioni esistono, ma bisogna averne il coraggio.
ENNIO
ENNIO
Soddisfatto, soddisfatto totalmente delle immagini, delle musiche, delle idee, delle emozioni che regala questo film su un personaggio straordinario e unico nella sua grandezza e umiltà.
Una carrellata nella storia della cultura universale, come universale è la storia della musica, e dell'arte, ma anche nella storia politica visto che i film che ha "musicato" (e le altre sue creazioni) ci illustrano il Mondo dal Rinascimento agli anni duemila.
Dal "Giordano Bruno" al "Novecento" passando per "Sacco e Vanzetti" fino al "Mission" con i nativi Americani in lotta per la loro sopravvivenza aiutati dai Gesuiti contro gli europei invasori (che discorso si potrebbe aprire!) arriviamo alla tragedia delle torri gemelle come simbolo dei mali dell'umanità!
Morricone ha unito, direi fuso, la cultura alta e d'avanguardia con quella popolare, facendo crescere gli italiani, e tutti nel Mondo, e in questo mi permetto di fare un parallelo con l'opera di Franco Battiato.
La visione di questo film è stato anche un viaggio emozionante nella mia storia personale, visto che ero un bambino negli anni sessanta, quando è iniziata l'avventura pubblica del Nostro.
Da programmare nelle scuole dalla terza media in su!
Bravo Tornatore!
LA FIERA DELLE ILLUSIONI
LA FIERA DELLE ILLUSIONI - NIGHTMARE ALLEY
Mi piace andare al cinema senza sapere troppo del film, e ieri, arrivato ai titoli di coda, ho letto: regia di Guillermo del Toro, e si! Mi sono spiegato molte cose che accadono in quest'opera!
Stati Uniti, oggi si direbbe America profonda, seconda metà degli anni '30 ancora alle prese con le conseguenze della grande depressione, un uomo in fuga forse proprio da se stesso, trova lavoro in una fiera ambulante di giostrai.
Qui tra uomini forzuti, nani sagaci, donne elettriche, maghe che parlano con l'aldilà e... quant'altro, ha modo di manifestare le sue qualità, notevoli, in effetti.
Persona che fa tesoro di quanto possano insegnargli gli altri, una volta trasferitosi per ambizione nella grande città, dimenticherà che "quando un bugiardo inizia a credere alle proprie bugie, arriverà a credersi onnipotente". Alla fine il cerchio si chiude.
Grande film, crudo e vero. Tanti richiami alla produzione americana degli anni Trenta e Quaranta. Forse non totalmente risolto. Da vedere.
HOUSE OF GUCCI
HOUSE OF GUCCI
Il film narra le vicende della famosa famiglia di stilisti dal 1978 al 1995, viste in particolare dal lato di Patrizia Reggiani, moglie di Maurizio Gucci e donna determinata e volitiva oltre che molto bella, qui interpretata da una sorprendente Lady Gaga.
Ha senz'altro il merito di raccontare nei particolari i rapporti tra i vari membri della famiglia a chi , come me, è digiuno di moda. Una di quelle famiglie che, come recita un detto tedesco "iniziano in maniche di camicia e in tre generazioni tornano in maniche di camicia". E qui non tornano neanche tutti.
Purtroppo ha il grande difetto di essere inutilmente lungo. Difetto che aveva anche il precedente lavoro di questo peraltro grandissimo regista, "The Last Duel", ma almeno lì la ricostruzione storica era perfetta, in questo invece lascia molto a desiderare, quantomeno frettolosa.
Interessante ma non imperdibile.
DIABOLIK
"Confesso di non essere un appassionato di Diabolik, si, li ho letti da ragazzino ma aldilà del fascino sprigionato dalla postura del personaggio, dalla sua impassibilità e dalla calzamaglia nera, non ho mai capito come si possa concentrare la propria vita su sfide fini a se stesse, fare furti rocamboleschi senza averne la necessità materiale. Arrivando fino all'omicidio!
I punti di forza sono la ricostruzione storica degli anni '60, perfetta, come perfetta è Miriam Leone nei panni di Eva Kant.
Quello che non mi ha convinto è stata la scelta dei protagonisti maschili, Marinelli e Mastandrea rispettivamente Diabolik e l'ispettore Ginko, bravissimi ma non somiglianti fisicamente ai personaggi disegnati.
Piacevole, patinato, nostalgico, merita la visione."
SCOMPARTIMENTO N.6
"...e pensavo dondolato dal vagone, cara amica il tempo prende e il tempo dà, noi corriamo sempre in una direzione ma quale sia e che senso abbia chi lo sa...".
Le parole del brano "Incontro" di Guccini rendono bene l'idea alla base del film, con la differenza che lì si rievoca un incontro tra vecchi amici, mentre qui l'incontro è tra due sconosciuti (più diversi non potrebbero essere) che si ritrovano a condividere, nella Russia degli anni '80, lo stesso scompartimento di un treno diretto da Mosca a Murmansk, l'estremo Nord del continente europeo, oltre il Circolo Polare Artico, dove ci sono dei petroglifi di migliaia di anni fa, cioè alcune delle prime manifestazioni artistiche dell'umanità.
Al solito non racconterò la trama, mi limito a dire che questa storia, piena di sorprese, segnala come nei rapporti umani siano importanti l'ascolto, l'abbraccio (come vicinanza), e il non fidarsi delle apparenze.
Bravi gli attori, splendidi i panorami innevati della Carelia e del Mare di Barents, viaggio come metafora della vita. Assolutamente da non perdere!
"...restano i sogni senza tempo
le impressioni di un momento
le luci nel buio di case intraviste da un treno,
siamo qualcosa che non resta
frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno"
Corpus Christi
"Siamo in Polonia ai giorni nostri.
Un giovane, ladro e forse assassino, esce dal riformatorio e viene inviato a lavorare in una industria in un paesino sperduto nella campagna mentre avrebbe voluto entrare in seminario.
Senza entrare nella vicenda, si ritrova per una serie di circostanze (in parte) fortuite a sostituire il parroco del paese improvvisamente ammalatosi.
Gli abitanti del paese sono l'altro protagonista del film, essi stanno vivendo un dramma che li coinvolge e lacera.
Con l'arrivo, e l'opera del nuovo (falso) sostituto del parroco capiranno che pensare di essere brave persone può portare fuori strada, si realizzerà per loro che 'la verità vi renderà liberi'!
Storia avvincente, girato e recitato benissimo, molto duro ma anche tenerissimo, evangelico nel vero senso della parola.
Imperdibile!"
Madres Paralelas
"E' la storia di due madri che partoriscono lo stesso giorni nello stesso ospedale di Madrid di oggi, e parallelamente la storia della ricerca della fossa comune dove furono seppelliti molti abitanti di un piccolo paese da parte dei falangisti, nella seconda metà degli anni '30.
La Grande Storia e la storia quotidiana si influenzano e la prima, con il suo bagaglio di Politica, permette al personaggio interpretato da Penelope Cruz (bravissima!), di prendere la decisione giusta.
Si chiama coerenza.
Almodovar si conferma essere un grande Maestro che fa un film 'serio' che ti afferra e non ti lascia fino alla fine, dive ti chiedi come può andare a finire una vicenda così complessa.
Invece tutto si svolge con naturalezza, e questa è la parola che si attaglia meglio a questo film, la Naturalezza!
L'unico personaggio maschile è un antropologo forense che svolge un ruolo fondamentale sia nell'identificazione delle salme della fossa comune, sia....... meglio non dire!
Mi è venuto in mente il LABANOF (Laboratorio di Antropologia o Odontoiatria forense dell'Università degli Studi di Milano) che tra l'altro, si occupa meritoriamente del riconoscimento dei deceduti in mare, di quella immensa fossa comune che è diventato il Mediterraneo!"
Marilyn ha gli occhi neri
"Questo film affronta il tema del disagio mentale, non in modo drammatico come nell'inarrivabile 'Qualcuno volò sul nido del cuculo' di Milos Forman che nel 1976 vinse ben cinque premi Oscar, bensì con leggerezza, pur senza mai farti dimenticare la serietà del tema.
E' una bella favola, e il cielo sa quanto abbiamo bisogno di sorridere sui problemi, per non esserne travolti.
Pochi hanno la fortuna di non vivere, o di non essere mai incappati in famiglia, sul lavoro o tra gli amici con persone con disturbi della personalità. Ebbene, questa storia ci mostra una via d'uscita!
C'è qualche discrepanza nella trama ma in compenso le prestazioni di Stefano Accorsi e di Miriam Leone sono semplicemente superlative.
Ottimista. Divertente. Liberatorio.
Niente è impossibile se ci si crede davvero!"
Ariaferma
"Questo film è ambientato in un carcere ma non è un film di genere.
E' credibile e realistico sebbene presenti una situazione anomala: la struttura è in via di dismissione ma per motivi pratici alcuni detenuti da trasferire devono rimanere ancora alcuni giorni in attesa di un posto altrove.
In questi giorni 'sospesi' tra il capo delle guardie e uno dei detenuti si crea un progressivo riconoscimento di quella umanità che ci accomuna tutti, aldilà dei ruoli che la vita ci riserva.
Mi ha ricordato la Fortezza Bastiani del grande romanzo di Buzzati, dove chi ci vive aspetta un evento che non si sa quando e come arriverà.
Ho notato dei riferimenti a una vicenda che tutti conosciamo: i detenuti sono dodici, ai quali presto si aggiungerà un tredicesimo, c'è una cena, un 'infame' e un lavacro.
E' un film benemerito perché ci fa entrare in un luogo che tendiamo a dimenticare, o a rimuovere, dove i sucidi sono centinaia ogni anno, e non solo tra i detenuti.
Convincente risposta a quelli che dicono 'sbattiamoli dentro e buttiamo la chiave'!
Toni Servillo e Silvio Orlando bravissimi!!!"
Non odiare
"L'ho visto, è un bel film!
Con una regia direi poetica, pieni di rimandi.
Nei giorni d'oggi un medico ebreo viene meno al giuramento di Ippocrate e lascia morire una persona quando scopre che è un nazista.
Questo avviene all'inizio del film, ma poi....
Fa riflettere su molte cose, come, ad esempio, su come e quanto i padri influenzino la psiche dei figli, e di come è possibile e doveroso superare tutto ciò.
Bella interpretazione dei protagonisti e dei comprimari."
The father
"Difficile parlare di questo film il cui argomento mi coinvolge personalmente in quanto mia madre si trova in uno stato simile a quello del protagonista: la confusione della memoria fino al punto di non sapere più nemmeno chi sei.
Umberto Eco nel romanzo "La misteriosa fiamma della regina Loana" ha trattato da par suo questa tematica.
Io posso solo riportare una frase che ho ascoltato da uno psichiatra e che ho riscontrato vera: "l'amore rimane", l'affetto la cura la dedizione non vanno perduti ma rimangono nel profondo dell'animo dell'altro e soprattutto in te.
Grandissima prova di Anthony Hopkins.
Catartico."
ll Materiale Emotivo
"Si, ci siamo passati anche noi; del resto chi non ci è mai passato? E se qualcuno non ci è mai passato be', è da compiangere!
Gli opposti si attraggono, pare, ma se metti l'acqua vicino al fuoco che succede?
Questo film mi è piaciuto molto, forse perché io sono un po' come il protagonista, con un senso del dovere che a volte è eccessivo.
Ma bisogna capire che amare gli altri dobbiamo amare prima di tutto noi stessi, e che 'la paura è la madre dei rimpianti'.
Delicato, toccante, la sorpresa viene alla fine e da parte di chi non te lo aspetteresti.
'So if you don't lose patience with my funbling around I'll come up singing for you eve when I'm down' (da: Stars di Janis Ian)"
Judy
“Che bel personaggio, anzi, che bella persona è stata Judy Garland! Un gran film dove appare chiara l'importanza di avere vicino (fin dall'infanzia) qualcuno che si prenda cura di te! Che ti voglia bene, che voglia il tuo bene!
Stritolata da un meccanismo creato per far soldi, senza rispetto per la tua crescita. Poi, una volta create le dipendenze ( chimiche ma non solo) indotte da persone senza scrupoli per farti lavorare senza limiti d'orario, oltre le tue possibilità "naturali", come uscirne?
Passi la vita a tentare di piacere agli altri.
Judy ha fatto del suo meglio, senza mai nessuno accanto non poteva fare di più.
Alla fine è una vicenda che ci riguarda tutti, tutti cerchiamo un luogo "over the rainbow".
Straordinari nessi con la più stretta attualità.
Renée Zellweger strepitosa!”
Marx può aspettare
"Stasera sono uscito a malincuore per andare a vedere l'ultimo film di Marco Bellocchio "Marx può aspettare" perché Rai Tre trasmetteva un film che a suo tempo mi piacque moltissimo "Opera senza autore" di un giovane regista tedesco.
Coincidenze della vita, ambedue i film partono dagli anni '30 e arrivano ben otre gli anni '70, uno in Germania (Dresda) l'altro in Italia (Piacenza).
Entrambi parlano della famiglia e dei suoi drammi.
Entrambi mescolano la Grande Storia alle storie delle persone comuni.
Quello di Bellocchio è tecnicamente un documentario, ma è talmente coinvolgente da fartelo dimenticare; Marco finalmente fa i conti fino in fondo con un fatto tragico accaduto nella sua famiglia quando lui aveva 29 anni.
Riferimenti a questa vicenda si rintracciano in molti dei suoi film da "I pugni in tasca" a "L'ora di religione" ma qui, come in una seduta psicanalitica (Massimo Fagioli docet) si indagano le relazioni e i vissuti di tutti i numerosi membri della famiglia Bellocchio senza sconti, e coraggiosamente si giunge ad una pace che segue quella che potrebbe essere una confessione.
Marx può attendere, ci sono cose che vengono prima della politica e sono "sopra" la politica, ed è bene non dimenticarlo.
Ammetto di essere uscito dalla sala con i lucciconi."
Le sorelle Macaluso
"Magia del cinema!
All'improvviso un'immagine, una scena, un dialogo ti fanno vedere sotto una luce nuova un nodo della tua vita.
E' quanto mi è successo vedendo questo film poetico e drammatico, scarno eppure pieno di vita, allusivo e commovente.
Bellissima e appropriata la canzone "Inverno" cantata da Franco Battiato, uno dei brani musicali presenti nel film"
Crudelia
"Confesso che il motivo principale che mi ha spinto a vedere questo film è la protagonista, Emma Stone, attrice che adoro.
Sono rimasto però stupito dalla ricchezza di questa opera, visiva e narrativa: si va da Dickens al Conte di Montecristo, dai tragici greci (Medea) alle favole che hanno nutrito la nostra infanzia. Li chiamano archetipi. E poi tanta azione e personaggi comici. Forse non adatto ai più piccoli. Un difetto? Troppo autocompiaciuto.
Colonna sonora da urlo, con tanti brani degli anni '70, una vera antologia di quel decennio!"
IL RITORNO DI CASANOVA
IL RITORNO DI CASANOVA
Ai giorni nostri un regista importante, pluripremiato, e ormai annoiato di nome Leo Bernardi (che è tutto dire) sta girando un film dal racconto di Schnitzler, da cui il titolo.
La lavorazione procede a rilento ma si ferma del tutto da quando, durante un sopralluogo in campagna, Leo incontra Silvia, una giovane estroversa e determinata che lavora la terra, porta il trattore - e lo ripara pure - e ha un approccio alla vita franco e diretto. Lui vorrebbe "ragionare", lei non ragiona, desidera.
Il "film nel film" verrà portato avanti dal montatore (nessuno è indispensabile?) mentre quello che stiamo vedendo procede sui due piani con le vicende parallele di Casanova e Leo, ben distinti anche dal diverso uso del colore.
Il tema è la vecchiaia, e come affrontarla, lo si può fare serenamente solo rinunciando alla vanità, alla superbia e all'invidia. Gli uomini fanno giustamente una pessima figura, e la speranza viene riposta nelle donne.
Opera interessante e coinvolgente, con alcune scene memorabili e una che vale tutto il film per chi ha apprezzato la lezione di Massimo Fagioli sul ruolo della soddisfazione del desiderio nella trasformazione dell'uomo, propugnata dal grande studioso della psiche, e terapeuta. Ottima la scena finale con la sua bella apertura sul futuro.
LAGGIU' QUALCUNO MI AMA
LAGGIÙ QUALCUNO MI AMA
Molto bello questo documentario di Mario Martone su Massimo Troisi in occasione dei 70 anni dalla nascita, ne ripercorre la vita dall'infanzia, e adolescenza, alla morte nel 1994.
Una carrellata di immagini di repertorio, foto di famiglia, scene dai suoi film e anche dal teatro e dalle partecipazioni televisive, interviste ai tanti colleghi, amici, scrittori, critici, giornalisti. Ci sono tutti, da Pino Daniele a Benigni, da Goffredo Fofi a Francesco Piccolo.
Così lo vediamo nella sua numerosa famiglia con un padre ingombrante e incontentabile, o nel teatro parrocchiale dove scopre che nonostante la timidezza si trova a suo agio sul palcoscenico. Conobbe anche presto le preoccupanti condizioni del suo cuore ascoltando non volutamente i suoi genitori che ne parlavano.
La mia emozione è arrivata al culmine quando si narra che lavorando a "Il postino", si era quasi al termine, lo informarono che era atteso immediatamente negli Stati Uniti per il trapianto di cuore. Scelse di finire il film, in due giorni lo "chiuse", ma il giorno successivo un infarto lo stroncò.
Tra i suoi appunti c'era una frase di De André: "... eppure un sorriso io l'ho regalato...". No, ci ha regalato un milione di sorrisi, e una montagna di riflessioni sulla vita, sui sentimenti, sulla politica. Sempre con un garbo forse d'altri tempi.
THE FABELMANS
THE FABELMANS
Questo film è dichiaratamente autobiografico e narra la vita del Regista (Sam nella finzione) dall'infanzia, anno 1952 per l'esattezza, fino al tempo dell'università. La sua è una famiglia ebrea numerosa, ha tre sorelle più piccole, ed è spesso allargata ad altri parenti e a Seth, un loro amico.
La personalità dominante è quella della madre, Mitzi, affettuosa e premurosa ma anche insoddisfatta ed inquieta. Da lei, casualmente, nasce la passione del piccolo Sam per le riprese cinematografiche.
È bello come Spielberg in tutta naturalezza, illustrando la sua vita ci mostri alcune delle funzioni che svolge il cinema nella nostra esistenza, una è la rappresentazione della realtà e quindi l'esternazione delle nostre paure e conseguente liberazione dell'animo.
Poi il disvelamento di una realtà più profonda e nascosta della quale non eravamo consapevoli e che spesso può sconvolgerci. Ancora, la creazione di una verità fittizia che può prestarsi agli impieghi più diversi, nel bene o nel male.
Sebbene sia il drammatico il tono di fondo dell'opera, questa è alleggerita da tanti momenti comici che mi hanno ricordato Woody Allen nelle situazioni e nei dialoghi. Coraggioso, divertente, emozionante, ironico. Da non perdere!
IL MUTO DI GALLURA
IL MUTO DI GALLURA
Tratto da un romanzo dello scrittore e giornalista Enrico Costa (Sassari 1841-1909), il film ripercorre la vita di uno dei più famosi banditi sardi dell'ottocento, protagonista di una faida tra famiglie che si protrasse per molti anni, provocando decine di morti.
Bastiano Tansu è sordomuto dalla nascita e per questo viene evitato dai più, se ne sta in disparte, ma sviluppa precocemente una grande abilità con il fucile e affina una mira infallibile e micidiale.
Quando nel paese (Aggius) si riaccende un'antica inimicizia tra le famiglie Mamia e Vasa, Bastiano si schiera con questi ultimi perché parente, e amico, di Pietro Vasa, il capo della famiglia.
Vediamo splendidamente rappresentato un mondo immutato da secoli, con codici e regole propri, alcune decisamente assurde, in nome dell'onore (che onore c'è ad uccidere persone inermi?), sul quale "i piemontesi" poco influirono se non con la violenza indiscriminata contro chiunque fosse sospettato di aiutare i briganti e con il disprezzo verso la lingua degli autoctoni. Storia vecchia come il mondo e che purtroppo si ripete ancora oggi in molti luoghi.
Bellissimo film che ci permette di entrare in una cultura affascinante, nel bene e nel male. Stupende le immagini della Gallura, dall'entroterra alla costa.
L'OMBRA DI CARAVAGGIO
L'OMBRA DI CARAVAGGIO
In questo film si narra la vita di Michelangelo Merisi dal suo arrivo a Roma nel 1593, all'età di ventidue anni, fino alla morte avvenuta nel 1610, a Palo (forse), oggi nel comune di Ladispoli.
Michele Placido per raccontare questa storia si avvale di un personaggio di fantasia, l'Ombra, (del quale io non vedo l'utilità né la necessità) un funzionario dei "servizi segreti" del Papa che questo incarica di indagare sulla vita del Pittore, per decidere se concedergli o meno la grazia .
Ricordiamo che Caravaggio nel 1606 fu condannato a morte (in contumacia) mediante decapitazione per omicidio, e per questo trascorse fuggiasco gli ultimi quattro anni della sua vita tra Napoli, Malta e la Sicilia.
Bella l'interpretazione di Scamarcio, ottima, nella sua sfarzosa crudezza, la ricostruzione storica; mi lascia perplesso l'incontro immaginato con personaggi come san Filippo Neri o Giordano Bruno, dei quali non c'è riscontro nelle biografie, e non l'esecuzione di Beatrice Cenci e del fratello (che fu squartato vivo, per ricordare di cosa parliamo) alla quale è accertato che il pittore assistette insieme a Orazio Gentileschi e alla folla romana.
Ben fatta la descrizione della creazione dei più celebri quadri del Lombardo, tutti rigorosamente dal vero, e della sua vita purtroppo quasi mai guidata dalla riflessione e dal buon senso.
BRADO
BRADO
Siamo nella Maremma Laziale, ai giorni nostri, la terra di quei Butteri che gareggiarono alla pari con i Cowboys di Buffalo Bill quando vennero in Europa, con uno spettacolo a tema, ai primi del Novecento.
Qui è venuto a vivere Renato con i due figli, Tommaso e Viola, ancora piccoli, dopo la separazione dalla moglie. Passati anni, ora vive, e fa, tutto da solo, ha rapporti difficili con i figli come con tutti perché troppo perfezionista, insofferente, impositore, insomma: le cose vanno fatte come dice lui.
Quando si rompe un braccio, Tommaso, che è diventato un ricercato professionista nell'edilizia acrobatica, avvisato dalla sorella (e lasciato nuovamente dalla sua ragazza) va ad aiutarlo, anche se non richiesto.
Si possono immaginare le recriminazioni tra i due, l'eccessivo orgoglio di Renato, la pazienza encomiabile, ma non infinita, di Tommaso. Soprattutto, tra i due c'è una opposta visione della vita: per il padre la vita è dura, se non spietata , e i bambini prima lo imparano e meglio è, (quasi) ad ogni costo. E ha lo stesso atteggiamento verso gli animali: devono capire chi comanda. Finché non gli regalano Trevor, un purosangue, dicono, impazzito.
Un padre e un figlio. Più tanti altri, alcuni molto importanti, tutti ben delineati ma, soprattutto, un padre e un figlio. Cambierà il padre osservando l'opposta filosofia di vita del figlio? Non lo dirò qui.
Il film è molto bello, per la storia, tratta da un romanzo dello stesso Kim Rossi Stuart, che con il suo terzo lungometraggio ci trasporta in un mondo nascosto ai più, con una fotografia suggestiva e una bella prova di recitazione di tutto il cast. Da non mancare!
AFTER LOVE
AFTER LOVE
A Dover, nei primi anni duemila, vive Mary che si è convertita all'Islamismo per sposare il suo Ahmed, di origini pachistane. Rimasta improvvisamente vedova scopre, guardando tra le cose di suo marito, che questo aveva un'altra famiglia in Francia, a Calais, dove si recava spesso per lavoro.
Ognuno può immaginare la tempesta di sentimenti che scuote l'anima della protagonista, finché non prenderà la decisione di andare a conoscere la sua rivale. Con uno stratagemma (non premeditato) Mary si intrufola nella casa e nella vita di Genevieve e ne scopre gradualmente gli aspetti più intimi.
Il film non è un thriller ma è ugualmente ricco di colpi di scena e mi limito a dire che è molto coinvolgente, rigoroso e credibile, con una regia che esalta gli aspetti allusivi delle "bianche scogliere" e recitato in modo superlativo dalle due coprotagoniste con scene di una drammaticità estrema ma contenuta, altre di un lirismo toccante.
Un appunto circa la traduzione nei sottotitoli di alcuni versetti nelle cerimonie mussulmane: la parola Allah significa Dio in arabo, se non la si traduce ma la si lascia così, è come se non si traducesse God, Dieu, o Gott rispettivamente dall'inglese, francese, tedesco ecc. Questa mancata traduzione ha per effetto di accentuare le differenze tra le tre religioni "del Libro", mentre queste adorano tutte lo stesso Unico Dio.
LA MIA OMBRA E' TUA
LA MIA OMBRA È TUA
Ad Emiliano De Vito, un trentenne laureato in lettere antiche che vive ancora a casa con la madre e tira avanti facendo ripetizioni viene offerta l'occasione da non perdere quando il suo professore gli propone di andare a vivere per un periodo nella villa del famoso e solitario Vittorio Vezzosi.
Questi è diventato un mito venticinque anni prima con lo straordinario successo del suo, finora unico, romanzo "I lupi dentro", da allora si è ritirato nella campagna toscana e ha tagliato i ponti col mondo.
Compito del giovane Emiliano è quello di scoprire se il Vezzosi stia scrivendo un nuovo romanzo, come si vocifera in rete, e se no di cercare di invogliarlo a farlo.
I due sono quanto di più diverso possa esistere, a parte la differenza d'età, ma in questa assoluta diversità si aiuteranno a vicenda, si completeranno e supporteranno nei rapporti con le donne e nelle relazioni sociali tutte.
Mi è piaciuto il riferimento al film "Interstellar" e a quel fenomeno che la fisica quantistica chiama "entanglement" (due particelle che vengono a contatto per un certo periodo rimangono "legate" per il resto della loro esistenza anche se allontanate fra loro di milioni di anni luce).
Il film è in parte un'occasione mancata, non è riuscito ad appassionarmi, ci ho visto troppi luoghi comuni, poca convinzione. Piacevole, divertente, non imperdibile.
LEONORA ADDIO
LEONORA ADDIO
Il film si compone di due parti molto differenti fra loro, ma unite dalla figura e dall'opera di Pirandello. Nella prima si ricostruiscono le vicende, a tratti umoristiche, della cremazione del Maestro e tumulazione delle ceneri al cimitero del Verano, e poi la successiva traslazione nella terra natia come era sua volontà, a parte i tempi oltremodo dilatati e i grattacapi generati nelle gerarchie civili e religiose.
La seconda parte è tratta dalla novella "Il chiodo", forse l'ultimo scritto del premio Nobel, dove si narra di un ragazzino Italo americano, che ad Harlem (New York), negli anni '30 è protagonista di una vicenda terribilmente tragica e, allo stesso tempo, del tutto inspiegabile.
Il primo film di Paolo Taviani senza l'inseparabile fratello Vittorio, a cui è dedicato, è profondamente poetico ed enigmatico, come lo è la vita. Bello, dalle immagini alla recitazione e alle musiche di Nicola Piovani.
SOTTO LE STELLE DI PARIGI
SOTTO LE STELLE DI PARIGI
Christine vive a Parigi, accattonando durante il giorno e rifugiandosi la notte in alcuni locali nascosti, attigui al lungosenna e prossimi alla metropolitana. È in qualche modo serena, passa le ore ascoltando il canto degli uccelli, dei quali ha imparato i versi, e leggendo giornali e riviste che raccoglie dalla spazzatura, perché non è analfabeta, tutt'altro, e lo scopriremo più avanti nella storia.
La sua routine viene bruscamente interrotta dall'apparizione ("mi è apparso" dirà a un funzionario pubblico) di un bambino nero di otto anni, Sulì, che non capisce il francese e che le si attacca come ad una mamma.
E l'impresa sarà prima quella di accettarsi, poi di capirsi e poi quella fondamentale di ritrovare la mamma perduta di Sulì.
Il film ci mostra le novelle corti dei miracoli, accampamenti dove di ammassano persone di ogni provenienza uniti da un'unico drammatico destino, vivere in condizioni indegne per un essere umano, e tutto questo anche in assenza di guerre!
La narrazione è necessariamente edulcorata, altrimenti sarebbe insostenibile, ma è sufficientemente realistica da farci immaginare cosa può significare vivere in quelle condizioni. Il cibo è più o meno assicurato dalle mense per i poveri, ma solo pensare a tutto il resto mette i brividi!
E ritrovarsi in questa situazione può capitare a ognuno di noi, nessuno di senta escluso direbbe il poeta, perché a volte la vita sferra delle mazzate che ti atterrano, come nel caso della dolcissima Christine, che nonostante tutto porterà a termine il difficile incarico che il fato le ha proposto, e lei liberamente accettato.
ALCARRÀS
ALCARRÀS - l'ultimo raccolto.
Alcarràs è un villaggio in Catalogna e qui, ai giorni nostri, vive la famiglia Solè coltivando pesche sulla terra che il nonno prese in affitto da giovane, con un accordo verbale, sulla parola, come si usava un tempo, ma il figlio del vecchio proprietario ha venduto la terra e adesso loro la devono lasciare appena fatto l'ultimo raccolto.
Le vicende interne di questa famiglia, (nonni, genitori, ragazzi e bambini) si intrecciano con quelle dell'economia globalizzata, dalle trasformazioni nell'uso del territorio ai prezzi troppo bassi che la grande distribuzione paga ai coltivatori.
Il film ha un taglio quasi documentaristico, gli attori non sono professionisti, e in questo mi ricorda il neorealismo di De Sica, o Pasolini, ma la cura delle immagini è sorprendente. Mi ha ricordato la mia infanzia, anche allora ci furono cambiamenti epocali con le vecchie tradizioni travolte dal nuovo che avanzava, e che a volte il progresso sta nel passato.
ANNETTE
ANNETTE
California ai giorni nostri, un colpo di fulmine fa innamorare Ann ed Henry, due artisti, lei soprano lirica, lui comico da one man show, due star ognuno nel suo campo.
Il film è un musical che ci fa seguire questa storia d'amore dall'idillio iniziale al progressivo esaurirsi dell'affetto fino alla tragedia, e tutto questo nonostante la nascita di Annette, che dà il titolo al film.
Espliciti ovvi richiami al melodramma, rimandi al realismo magico, la storia di Pinocchio ma rovesciata e invertita. Splendide scene di intimità di coppia, musiche a tratti travolgenti, un'immersione da brivido nella zona d'ombra, però discontinuo e talvolta stiracchiato. Molto interessante ma non imperdibile.
ILLUSIONI PERDUTE
ILLUSIONI PERDUTE
Il film è ambientato in Francia nel 1821, e ripercorre le tappe dell'ascesa e declino di Lucien, giovane poeta che si trasferisce dalla campagna di Angoûleme a Parigi inseguendo l'amore (impossibile) per una nobildonna e la sua ambizione di diventare un grande scrittore.
Presto si accorgerà che la differenza di classe è più forte del sentimento e che il mondo del giornalismo, dove pensa di affermarsi, è spregiudicato e prezzolato come non avrebbe mai potuto immaginare.
Accetterà di entrarvi e ne diventerà un campione, finché...
La storia colpisce per la sua modernità, cambiano le tecnologie, dai giornali a stampa a internet, ma i meccanismi sono gli stessi, duecento anni fa come oggi.
Tratto dall'omonimo romanzo di Honoré de Balzac, il film è veramente godibile, ti coinvolge in un turbinio di sentimenti contrastanti che ti fanno dimenticare il passare del tempo, tanto che le oltre due ore di visione volano via in un soffio. Bello sotto tutti gli aspetti!
LA FIGLIA OSCURA
LA FIGLIA OSCURA
Leda, docente di letteratura comparata a Cambridge (vicino Boston, specifica lei ogni volta) giunge in Grecia per passare delle vacanze, non volute, e lavorare al suo prossimo libro.
Giorno dopo giorno la spiaggia si popola e lei osserva i nuovi venuti, in particolare una numerosa e rumorosa famiglia benestante del luogo, e, tra questi, una giovane madre con la sua piccola bambina.
Da qui prende le mosse una vicenda che ci conduce nel passato della protagonista, che ha due figlie grandi, come pure è grande il suo senso di colpa verso di loro.
Stupendi panorami del mare greco, storia coinvolgente, recitato benissimo, forse ripetitivo a tratti. Rivivere il proprio passato può portare a liberarsi dal peso degli errori commessi.
Importante nell'economia della storia il contributo dei riferimenti letterari, come quello al grande poeta W. B. Yeats.
LA SCELTA DI ANNE
LA SCELTA DI ANNE
Anne ha i genitori che gestiscono un bar in provincia ma frequenta l'università dove sta a convitto. Ha una vera passione per la letteratura, è una ragazza libera, intelligente, anticonformista e per questo è molto corteggiata dagli uomini (e odiata da alcune compagne di corso).
Le succede di rimanere incinta, e il film racconta tutte le vicissitudini che è costretta a vivere perché il bambino lei non lo vuole e l'aborto è un reato che contempla la prigione, ma la sua determinazione la condurrà fuori da quell'incubo.
Film appassionate, convincente e con bravi attori a cominciare dall'attrice protagonista Anamaria Vartolomei. Meritatissimo Leone d'oro a Venezia 2021!
L'ARMINUTA
L'ARMINUTA
Abruzzo, fine anni '60: una tredicenne viene "restituita" ai genitori naturali da parte dei parenti che l'hanno allevata da quando era ancora lattante.
Il cambiamento per la ragazza non può essere più traumatico: da figlia unica di una coppia agiata che vive in città, entra a far parte di una famiglia povera, numerosa e, oggi diremmo, disfunzionale, nella campagna spopolata dell'entroterra.
L'arminuta (la ritornata) partendo dalla necessità di capire il perché di quanto le è capitato, farà un percorso di crescita doloroso ma anche appassionante, tra grandi tragedie, piccole gioie, nuove consapevolezze e la scoperta del valore della sorellanza.
Il film mi ha riportato all'infanzia per alcuni aspetti che ho vissuto anch'io, come il contrasto città-campagna e modernità-arcaicità.
Una bella scena illustra come si potevano superare i lutti nelle culture contadine quando si ricorreva allo sciamano, ed Ernesto De Martino lo ha studiato a fondo.
Consigliatissimo!
QUO VADIS AIDA?
QUO VADIS AIDA?
Srebrenica, Bosnia-Erzegovina, luglio 1995, a cinquant'anni dalla liberazione dei campi di sterminio nazisti, in piena Europa si rivedono gli stessi gesti e riecheggiano le stesse frasi che i Tedeschi rivolgevano a Ebrei, Zingari, omosessuali, comunisti: "le donne e i bambini a sinistra, gli uomini a destra! Veloci! Niente storie!"
Questa volta sono i cristiani Serbo-Bosniaci contro i Bosgnacchi (Bosniaci Mussulmani), ma la fine che faranno donne e uomini sarà simile a quella di cinquanta anni prima.
Aida è Bosniaca mussulmana, fa l'interprete presso i caschi blu dell'ONU incaricati di proteggere la popolazione civile della regione,e quando capisce che questi non ottempereranno, per vari motivi (tutti banali, direbbe Hannah Arendt) al loro dovere, fa di tutto pur di salvare il marito e i due figli dalla triste sorte che li attende.
Il "quo vadis" del titolo può riferirsi tanto alla direzione da prendere per salvare la propria famiglia, quanto all'indirizzo morale da prendere quando anni dopo...
Film duro, ben fatto, appassionante, storia vera, ci risparmia le immagini peggiori, ma soprattutto necessario, oggi che la guerra è tornata in Europa. Anzi, è tornata dal 2014 ma stranamente nessuno degli stati europei se n'è accorto!!!
MINARI
MINARI
Stati Uniti anni '80, in piena era reaganiana una giovane famiglia di immigrati coreani si trasferisce da Los Angels, dove ha vissuto per un po', in Arkansas dove il marito e padre di Anne, la più grandicella, e di David, pensa di mettersi in proprio facendo l'agricoltore, tra le perplessità della moglie.
Il passaggio dalla città alla campagna più desolata si rivelerà traumatico, considerando inoltre che il piccolo David ha problemi al cuore.
Film di opposti: prudenza-intraprendenza, modestia-ambizione, fede-scetticismo mi fanno pensare allo yin e yang del Taoismo, che insieme al Buddismo e alle varie confessioni Cristiane si è sovrapposto all'originaria religione animista, che tuttora sopravvive in quel popolo, ma che i nostri sembrano aver rigettato una volta sbarcati in America, dove invece i "locali" rasentano addirittura la superstizione.
Sarà l'anziana madre della protagonista a svolgere un ruolo importante nello sviluppo del dramma, riportando figli e nipoti alle radici della loro cultura, e della quale la pianta del titolo è simbolo.
Film importante e attuale come i temi che affronta. Tenero, disperante, commovente.
AMERICA LATINA
AMERICA LATINA
È difficile parlare di questo film senza rischiare di dire troppo a chi non l'ha ancora visto: Massimo, un uomo con un buon lavoro e una bella famiglia un giorno trova nella cantina di casa sua una ragazzina legata e imbavagliata.
Subito notiamo che la reazione dell'uomo a questa scoperta ha qualcosa di anomalo. La trama si dipana e gradualmente scopriamo tutte le fragilità di questa persona.
Prima che venga risolto il mistero ti viene da pensarle tutte, cosa è realtà e cosa è fantasticheria?
Film molto ben costruito, e ben recitato (Elio Germano bravissimo). Inquietante, spiazzante, coinvolgente.
Da vedere!
MONDOCANE
MONDO CANE
Taranto, in un futuro non lontano, la città è divisa in due, la zona alta dove si fa una vita "normale", e la zona contaminata dove non ci dovrebbe stare nessuno ma in realtà ci vivono i derelitti, e i resistenti, che non accettano l'esproprio del loro quartiere. E qui vige la legge del più forte.
Le immagini ci riportano alle tante realtà nel mondo e in Italia che definiamo favelas, bidonville, baraccopoli.
Due ragazzini, orfani e stretti in un'amicizia di ferro, cercano di elevarsi in qualche modo dalla condizione di semi schiavitù nella quale li costringe un vecchio pescatore, e hanno solo due strade tra le quali scegliere...
Crudo e fortissimo, splendidamente recitato, potente come una tragedia shakespeariana.
RE GRANCHIO
"Primi anni del '900, un giovane uomo, accusato di omicidio, viene imbarcato per l'Argentina dal padre per salvarlo dalla Legge. Dalla Tuscia alla Terra del Fuoco.
Epico, di un'epica popolare di quando non esisteva nemmeno la radio, e la sera ci si riuniva intorno al caminetto ad ascoltare la lettura di romanzi da parte di quei pochi che sapevano leggere.
O ad ascoltare storie di paese che poi, passando di bocca in bocca, si arricchivano di particolari fino al punto che diventava impossibile capire quanto di vero c'era alla fine.
La cultura popolare comprendeva anche il Melodramma che dai grandi teatri veniva replicato dalle piccole compagnie che giravano l'Italia di paese in paese.
I temi di fondo del film sono quelli di ogni tempo come di oggi: Amore e Morte, le ingiustizie e la ricerca di un riscatto, il senso della vita.
Le immagini ci riportano al Caravaggio per le figure umane, a Ettore Roesler Franz per i paesaggi. La colonna sonora farebbe la gioia di un etnomusicologo, come pure di una Giovanna Marini.
Da vedere senz'altro!"
La terra dei figli
"Una bellissima canzone di Francesco Guccini del 1972, "Il Vecchio e il Bambino", parla di un nonno che racconta al nipote del mondo prima della grande catastrofe "...e in questa pianura fin dove si perde crescevano gli alberi e tutto era verde...".
In questo film è rappresentato un dopo catastrofe ancora peggiore, perché i pochi sopravvissuti non vogliono ricordare, e, soprattutto, ci sono pochi, pochissimi ragazzini.
Il protagonista è un ragazzo che vive con il padre, che lo tratta malissimo, e scopriremo più avanti i perché di questo comportamento, che possiamo o meno condividere.
Ma il padre ha anche l'abitudine di scrivere un diario, che rifiuta di leggere al figlio e che questo nemmeno potrebbe leggere in quanto non esiste più la scuola e gli esseri umani sono tornati al punto di partenza: cacciatori-racciglitori nonché rapinatori, e rapitori di altri esseri umani. Punto di partenza che forse non abbiamo mai lasciato, visto come stiamo trattando i migranti!
Sarà una donna, "la strega" ( una bravissima Valeria Golino) a dare una svolta alla vita del ragazzo.
Lo splendido paesaggio delle Valli di Comacchio, mirabilmente ripreso, rende bene l'idea di come sarà il pianeta quando tutti i ghiacci della Terra saranno disciolti.
Molto crudo, a tratti quasi insostenibile, ma necessario. Ci ricorda quello che nemmeno la pandemia sembra averci insegnato, che la natura va rispettata sempre e che la "civiltà dei consumi" e il mito del PIL ci riporteranno al punto che non avremo più nulla da consumare!
Trovo molto bella almeno una frase di Friedrich Nietzsche, filosofo per altri versi da me molto distante: "La grandezza dell'uomo è essere un ponte e non uno scopo..."
Nel film si vede un Mondo che finisce e (forse) un Mondo che rinasce."
Eternals
"Stupisce, anzi ormai non dovrebbe più stupire nessuno, trovare nei film per il grande pubblico contenuti degni delle opere più impegnate.
Così qui accanto allo spettacolo e all'azione troviamo il dramma, anzi i drammi visto che gli Eterni sono dieci.
Ma quello più straziante riguarda un tema che ci accompagna dai tempi di Sofocle con la sua Antigone: detto in parole povere, è giusto ribellarsi alla Legge dell'Autorità quando questa va contro la Legge che ci detta la nostra coscienza?
Il dibattito filosofico e giuridico va avanti da secoli, e io non rivelerò la soluzione proposta dal film.
Posso solo notare quanto sia attuale il tema quando pensiamo a cosa accade ai confini dell'Europa Unita, a Sud come ad Est.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma è giusto che lo scopra lo spettatore.
Consigliatissimo"
Freaks Out
"I quattro artisti di un piccolo circo sono dotati di poteri particolari (nei fumetti della Marvel si chiamerebbero mutanti) e si ritrovano nel mezzo del caos che segue all'armistizio dell'8 settembre '43.
La vicenda entra nel vivo quando il capo della compagnia viene catturato dai tedeschi nel rastrellamento del 16 ottobre al ghetto di Roma.
Fantastico e terribile, profondo e scanzonato, molto serio ma divertente è pieno di rimandi alla storia del cinema da farne quasi una summa: Frank Capra, Rossellini, De Sica, fino a Monicelli, Spielberg e Tarantino.
Unisce la cultura alta di Fenoglio e Calvino con i loro partigiani a quella popolare di Stan Lee per il quale da grandi poteri derivano grandi responsabilità!
Non piacerà a fascisti e nazisti, ma darà da pensare anche ai resistenti di tutti i tempi.
Quando il cinema aiuta a vivere e a capire ti fa dimenticare la quotidianità, ma ti dà i mezzi per affrontarla meglio perché ne esci pacificato, e perché 'tu non devi avere paura di niente'.
Da vedere anche i titoli di coda"
The Last Duel
"Da una vicenda realmente accaduta in Francia nella seconda metà del '300, una nobile sposata con un cavaliere viene stuprata, ma invece di rimanere in silenzio pretende di avere giustizia.
Il marito, viste precluse altre vie legali, chiede ed ottiene dal Re di ricorrere a un istituto caduto in disuso: il Duello di Dio. Da cui il titolo, anche se non disparve del tutto almeno fino al '600.
Stupisce, ma fino a un certo punto, come al dilà delle forme, la tematica della violenza sulle donne sia, purtroppo sempre attuale.
E come non siamo cambiati molto nella mentalità, uomini e donne.
Ricostruzione storica perfetta, immagini stupende, scenari grandiosi, psicologia dei personaggi molto convincente.
Unico neo la particolare scelta registica che dilata i tempi oltre il necessario."
Tre piani
"Tre piani.
Inadeguati.
Questo ho pensato dei personaggi di questo film.
Inadeguati soprattutto quelli che dovrebbero esserlo di meno: i genitori!
Coraggioso.
Anche questo ho pensato.
E' un film coraggioso perché mette in scena degli accadimenti che avvengono nella vita reale e che sono oggetto di riprovazione generale, ma senza emettere un giudizio, che viene lasciato agli spettatori, se proprio vogliono.
Ma il coraggio non è mai mancato al nostro Nanni, che resta uno dei registi preferiti, anche perché non si ripete mai.
E' bello questo film, perché è vero, come direbbe Platone per il quale il bello e il vero coincidono.
E perché ti lascia con una speranza che viene dalla capacità dei numerosi protagonisti (è un film corale) di trovare una via d'uscita, e ognuno la sua, da situazioni che sembrano senza sbocco.
Numerosi spettatori si sono commossi nella parte finale.
Io tra questi"
SHANG-CHI e la leggenda dei dieci anelli
"Ho visto questo film perché non avevo scelta: la fortuna di avere un cinema a dieci minuti a piedi da casa non va sprecata, e non me ne sono assolutamente pentito.
Arti marziali, avventura, azione sono alcuni degli ingredienti di quest'opera che unisce il drammatico alla commedia.
A metà degli anni '70 uscirono anche in Italia i film di Bruce Lee che non mi appassionarono, portai però mio figlio a vedere 'La tigre e il dragone', di cui apprezzavo il regista (Ang Lee anno 2000 ndr), dove le arti marziali erano unite alla poesia. Così anche in questo, al di la dello spettacolo (grandioso), la vita anonima di due cittadini di San Francisco si inserisce in una vicenda millenaria che li trasporta dapprima a Macao e poi...........
E la sorpresa è stata ritrovare la stessa attrice protagonista de 'La tigre e il dragone' Michelle Yeoh in un ruolo non secondario anche in questo film!
Echi di Star Wars nelle dinamiche famigliari e nella tematica di fondo.
De 'Il signore degli anelli' (ovviamente).
Di 'Kill Bill' e Quentin Tarantino ci ha mostrato che anche con i film di genere si può fare arte.
Da 'Le cronache di Narnia' lo lascio scoprire a chi lo vedrà.
Quindi scontri titanici con morti a bizzeffe ma neanche un filo di sangue, botte da orbi ma le ammaccature non si notano, un po' come nei film di Terence Hill e Bud Spencer.
Il dolore è soprattutto morale, la mancanza si sente, la perdita è straziante e 'l'offesa di sangue si ripaga col sangue'.
Belle immagini, ben girato, ben scritto, dialoghi anche profondi.
Tempo e denaro ben spesi!"
Welcome Venice
"Benvenuti a Venezia!
Ma quella vera, quella dei pochi pescatori rimasti ad abitare alla Giudecca, non quel 'bel giro di giostra' cantata dal grande Francesco Guccini già nel 1982.
La tentazione dei 'soldi veri': basta trasformare la casa dove si è nati e cresciuti in una casa da affittare a turisti facoltosi.
Ma che te ne fai dei 'soldi veri' se in cambio gli devi dare la tua anima?
Purtroppo c'è sempre uno che per sentirsi qualcuno decide per tutti e combina un casino, divide una famiglia e qualcun altro deve metterci una pezza.
Mi torna in mente quel mio anziano collega che nei primi anni '80 aveva barattato la casa di Trastevere dove era cresciuto in cambio di tre appartamenti nuovi in periferia.
Un affare.
Ma appena poteva tornava nel suo vecchio quartiere.
Ma la semplicità, il lavoro onesto, forsanche faticoso, il rispetto dei luoghi e della memoria che fine fanno?
Storia molto ben raccontata, personaggi e situazioni che abbiamo incontrato nella vita.
Un film intenso, coinvolgente, commovente, immagini straordinarie di una città nascosta, e della sua laguna.
La speranza è riposta in quelle persone che continuano a coltivare la propria interiorità"
Maledetta primavera
"Mi piace andare al cinema senza sapere nulla su quello che andrò a vedere, o il meno possibile, per non essere condizionato e avere la sorpresa.
E la sorpresa è arrivata!
Non mi aspettavo nulla di particolare e invece mi è piaciuto moltissimo!
Molto realistico, ma anche con momenti di intensa commozione. Due giovani attrici bravissime.
Storie che si intrecciano in una Italia molto diversa da quella di oggi, per alcuni aspetti, e tale e quale per altri.
Famiglia, lavoretti, l'arte di arrangiarsi, periferia, e lentamente un rapporto affettivo che cresce tra le due protagoniste.
La vita è difficile ma anche esaltante, e alcuni giorni la valgono per intera!"
Una donna promettente
"Una donna promettente" in originale "Promising young woman" (il titolo si presta a doppi e tripli sensi) è un film emozionante, ben diretto, ben recitato e molto molto convincente!
Un saggio di Carlo Rovelli del 2014 si intitola "La realtà non è come ci appare" e naturalmente parla della realtà fisica, ma la frase si può trasporre alla realtà umana (e chissà se sotto sotto lo pensi anche il Nostro, vista la sua grande cultura filosofica).
Be' questo film la illustra perfettamente!!!
Vi si possono trovare molti riferimenti cinematografici e dell'attualità: uno certamente non voluto, alle vicende familiari di un notissimo politico italiano. Una frase della protagonista mi ha colpito particolarmente: "io voglio sistemare le cose", e
Carey Mulligan, che la interpreta è una sorpresa tra le molte di questo film consiglio vivamente!"
Comedians
"Questo film è la trasposizione di un testo teatrale degli anni '80 ed è infatti come stare a teatro, a parte la scena iniziale il cui significato si capisce andando avanti nella visione.
Ci vengono presentati degli opposti: fermarsi alla superficie delle cose limitandosi a 'intrattenere' o andare in profondità per cercare di cambiarle queste cose.
Essere spinti dalla rabbia oppure da una visione ponderata.
Piacere a tutti o essere se stessi costi quel che costi.
Grandi domande sulla vita!
Una spettatrice all'uscita ha nominato Pirandello e i suoi personaggi in cerca di autore. Io ci vedo anche Amleto.
Bello.
Consigliato a chi ama riflettere sulla vita e su come possa servire 'sangue nuovo' ad una civiltà in decadenza.
Ciliegina sulla torta: due brani di Tom Waits!"
The Suicide Squad - Missione suicida
"Ieri sera, in crisi di astinenza da sala cinematografica, ho visto 'The suicide squad 2" scelto per esclusione tra quelli in programmazione.
Trama in poche parole:
alcuni 'supercattivi' sono costretti a servire il governo in cambio di sconti di pena.
Prima sorpresa, uno dei temi centrali è il rapporto padre/figlia: due dei protagonisti, uno anziano ed una molto giovane vincendo la loro ritrosia si raccontano il loro passato e questo li aiuta a capire le cause del loro malessere.
Un secondo livello di riflessione è di tipo politico, con un rovesciamento della prospettiva di partenza niente affatto scontato.
Un altro aspetto è il rapporto scienza/potere; un personaggio rende plasticamente l'idea di cosa intendesse Hannah Arendt per 'banalità del male'.
Una storia che mescola azione, fantascienza e commedia, mai noioso, con dialoghi ben scritti che ricordano i film di Tarantino.
Impietoso verso la politica internazionale (vi dice qualcosa in questi giorni?), a tratti crudele a tratti tenerissimo, spesso autoironico, con una Margot Robbie che interpreta Harley Quinn, donna tanto romantica quanto letale.
In definitiva è un invito alla disobbedienza contro un potere disumano, senza nulla togliere allo spettacolo e al divertimento!"